Misurare l’ossigenazione sanguigna è compito dello strumento, ma è ben diversa la corretta lettura dei valori acquisiti dalla misurazione effettuata dal dispositivo, che rischia di creare non pochi problemi quando, per la non perfetta conoscenza della teoria e della materia, ma soprattutto per la mancanza d’esperienza. I numeri colorati sul display se non si è poi in grado di dare un senso e un significato non possiamo sapere se siano scientificamente corretti, così non possiamo giudicare se uno strumento funziona bene o meno se non si conosce.
Da sapere
L’ossigeno è presente nel sangue in due modi:
- La prima è quella che lo vede disciogliersi nel sangue in forma gassosa, insufficiente a garantire, i processi metabolici dell’organismo.
- L’altra è, invece, quella legata, quella cioè attaccata alle molecole di emoglobina presenti nei globuli rossi.
Tra queste due s’instaura un reciproco rapporto volto a mantenerle in continuo equilibrio dinamico. Al ridursi della quota disciolta, consumata dai processi metabolici delle cellule, che vanno a richiedere ossigeno per funzionare, la quota legata si riduce per cessione di una sua parte dall’emoglobina al sangue. Di conseguenza, andando a disciogliersi nel sangue arterioso in forma gassosa, va a sostituire e ripristinare la quota di ossigeno disciolto che in precedenza era stata sottratta al sangue per essere utilizzata nei processi metabolici.
Patologie
Dato che, ciò che vogliamo sapere è se l’ossigeno presente nel sangue del nostro paziente sia sufficiente, o se invece sia presente un’insufficienza respiratoria, si avrà una quantità di ossigeno disciolto nel sangue arterioso inferiore a 60 mmHg, quindi, dovremo sapere a quale valore di saturazione dell’emoglobina corrisponde il nostro “60 mmHg”, per sapere se il paziente è o non è in insufficienza respiratoria. Il paziente sarà in insufficienza respiratoria se presenta una saturazione dell’emoglobina inferiore a circa 91%, corrispondente sulla curva a quel 60 mmHg che rappresenta il limite.
Limiti saturimetro
I saturimetri sono strumenti quasi perfetti, ma come tali hanno anche dei limiti che vanno conosciuti, sono anche molto importanti. Attenzione a effettuare un frequente errore di interpretazione dei dati ottenuti con l’ossimetro, perché così si rischia di considerare in insufficienza respiratoria pazienti che non si sognano neppure di trovarsi in questa condizione. La misurazione della saturazione dell’emoglobina si effettua analizzando il sangue capillare che scorre nei microscopici vasi capillari presenti all’estremità delle dita. La circolazione del sangue risente, in questo caso, molto diversamente da quanto accade invece a livello delle grosse arterie. Poiché, all’interno dei capillari periferici, il sangue scorre molto più lentamente in caso di esposizione al freddo o nel caso di problemi circolatori periferici, come capita negli anziani, le dita si presentino fredde, indipendentemente dalla temperatura ambiente.
Dita fredde e saturimetro
Ma c’è un rischio ancora maggiore, direttamente legato al fenomeno chiamato dita fredde. Se in virtù delle dita fredde, l’ossimetro misura valori di saturazione del sangue molto al di sotto dei valori effettivi di saturazione arteriosa, ciò fa si che per raggiungere il famoso limite del 91% si rischi di erogare una quantità di ossigeno decisamente più elevata rispetto a quella realmente necessaria. Questo succede soprattutto in pazienti con insufficienza respiratoria. Automaticamente la ventilazione polmonare, dopo una più che sufficiente quota di ossigeno introdotta, rischia di innalzare pericolosamente il valore dell’anidride carbonica presente nel sangue. Questa condizione porta il paziente verso una sedazione respiratoria da eccesso di CO2 , che può portare fino al coma o alla morte nel caso in cui non s’intervenga tempestivamente.
Saturazione dell’ossigeno: i valori nella norma
Nel caso di condizioni di buona salute, i valori normali della saturazione di ossigeno devono essere superiori al 95%. Nello specifico, i valori ottimali sono quelli compresi tra il 97-98%. Ma questi valori potrebbero scendere sotto al 95% nel caso in cui, a seguito di un intervento chirurgico o in presenza di specifiche malattie, i globuli rossi non possono essere in grado di trasferire l’ossigeno. Quindi, in tal caso, si rende indispensabile un tempestivo intervento dove vengono riscontrati valori dell’ossigeno nel sangue inferiori al 90% con un conseguente stato di ipossiemia che, con un parametro che è inferiore all’85%, viene considerato veramente grave. La situazione potrebbe verificarsi nel caso di patologie quali:
- fibrosi polmonare,
- polmonite,
- anemia,
- enfisema.
Al contrario, un valore che è pari al 100% in assenza di somministrazione artificiale di ossigeno, viene considerato un indice di iperventilazione.
Consigli
Se si misura il livello di saturazione dell’ossigeno e vedremo instabilità dei valori, può essere dovuto alla sua economicità. Per non dire delle differenze di saturazione che si possono misurare usando due diversi ossimetri, impiegati nello stesso momento sullo stesso paziente ma con fasce diverse di prezzo. Ma quanto tempo occorre attendere prima di poter ottenere una stabilizzazione dei valori rilevati, che sia compatibile con un uso clinico efficace degli stessi? Dovremo usare al meglio i dati acquisiti con l’ossimetro, in quanto, dietro all’apparente facilità d’uso di questo strumento, si cela in realtà, la grande complessità di un sapere medico non sempre alla portata di tutti.